Il magazine di Casa Bolaffi ha definito il tuo primo romanzo un giallo filografico. Di cosa stiamo parlando?
Il nome della mia etichetta indipendente, ilFilografo, trae origine dal coprotagonista del primo romanzo: il Filografo. E' uno studioso della civiltà della scrittura. Un esperto di filografia. La Filografia, un termine composto dalle parole philos e graphia, ovvero scrittura,è lo studio ed il collezionismo di tutte le tracce relative alla scrittura, dai caratteri sumeri alle lettere inviate nello spazio, dalle pergamene medievali alla dematerializzazione della parola scritta nei messaggi di posta elettronica e negli SMS. Ogni reperto filografico non è dunque il singolo testimone di un'epoca, di una cultura o di una civiltà, ma è il puzzle per ricomporre la civiltà della scrittura. Bel modo per iniziare un giallo, vero!
Ma siamo veramente prossimi al declino, se non alla perdita del ductus della scrittura? O si tratta semplicemente di un presagio troppo influenzato dalla moderna tecnologia o dall’incalzare di una generazione di nativi digitali?
Anche il Time ha pubblicato un reportage che parla di “lutto per la morte del corsivo”, segno che di problema planetario si tratta. Stiamo parlando della civiltà della scrittura. Ci sono tutti gli ingredienti per inserire un tema così importante in un romanzo a tinte noir. Un segreto nascosto tra le pieghe della scrittura, tra le missive che per decenni i suoi avi hanno spedito da una sponda all’altra dell’oceano. Ad aiutarla è un docente e ricercatore fuori dalle righe e dal tempo: il Filografo. Sarà proprio lui a farle intraprendere un viaggio che la porterà dalle rive scaligere dell’Adige sino alle sponde del Riò Paranà, passando dalle campagne di Riese, sfiorando i nebbiosi vigneti del Piemonte.
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